A volte si sottovaluta la relazione che c’è tra la Psicologia e il mondo della Nutrizione, in realtà, il rapporto tra queste due discipline è più stretto di quanto si possa immaginare. Il cibo per noi è fondamentale in quanto permette la soddisfazione del bisogno di nutrizione, ma il suo utilizzo non si esaurisce solo in tale aspetto.
Dedichiamo al cibo molta più attenzione di quanto dovremmo e lo colleghiamo a numerosi contesti di vita quotidiana. Gran parte degli eventi sociali sono collegati al cibo e diamo ad esso un ruolo centrale nella nostra esistenza umana al punto che, ad esempio, lo utilizziamo spesso per placare le emozioni che non riusciamo a tollerare. Quella con il cibo è una vera e propria “relazione” che suscita in noi specifici vissuti emotivi: abbiamo alimenti che privilegiamo, amiamo in quanto determinano in noi uno stato di benessere e piacere al solo pensiero; di contro ci sono alimenti che non tolleriamo perché magari legati a ricordi spiacevoli. Tali emozioni, ricordi, pensieri si traducono in comportamenti specifici; la “fame nervosa” ne è un esempio: assumiamo calorie o ci concediamo i “cibi meno sani” non per soddisfare il senso di fame, ma per gratificare la “fame emozionale” che stiamo vivendo in un determinato momento di vita. Non è raro che molte emozioni quali la rabbia, l’ansia, la noia, la tristezza ed il senso di vuoto e solitudine, vengono spesso contenute e/o tollerate grazie al cibo. Ovviamente il rapporto con il mondo dell’alimentazione è molto più complesso di quanto appena accennato e ciò è evidenziato dalle sempre più crescenti problematiche, spesso di carattere patologico, riconducibili alla sfera alimentare. Proprio per questo risulta ad oggi fondamentale la necessità di sviluppare per ognuno di noi un’adeguata “coscienza alimentare”, al fine di acquisire i presupposti basilari di una corretta educazione dell’alimentazione e ricercare gli strumenti per comprendere meglio i propri vissuti emozionali legati al cibo. Questo permetterebbe un “buon ascolto” di noi stessi… quell’ ”ascolto” spesso non ascoltato o percepito e che trova voce in modalità disfunzionali anche nella sfera alimentare.
Dott.ssa Claudia De Santis – Psicologa e Psicoterapeuta